L’evoluzione del repertorio

Nel suo promemoria scritto negli anni ’80, Giuseppe Occhi detto “Campana” uno dei maggiori esponenti di tutti questi cento anni di storia, elencando alcuni brani da lui eseguiti, definisce la marcia “La Stella dei prati” il “cavallo di battaglia della nostra banda”. In effetti, questa semplice ma piacevole marcia di Nicoletti fu da inizio anni ’50 (probabile data del suo acquisto) ad inizio anni ’90, non solo il cavallo di battaglia ma evidentemente anche la più piaciuta dagli strumentisti che l’hanno eseguita e probabilmente anche dal pubblico che l’ha ascoltata al punto da trasformarla in un’icona del nostro repertorio.

Nel vano tentativo di capire quali brani ha eseguito la banda vezzese alle sue origini, ci si è nuovamente scontrati con la scarsità di documentazione riguardante l’argomento. Le uniche testimonianze a riguardo partono dal primo dopoguerra e risultano tramandate e non vissute di persona. Pare che in quel periodo il brano principale fosse “La marcia Castelvedere” (ovvio il riferimento al maestro che diresse dal 1920 al 1922) della quale non solo non è stato ritrovato niente ma non è stato possibile individuare né se fosse realmente il titolo del brano né se fosse stata scritta dal maestro Castelvedere in persona o da lui introdotta. Sempre di quel periodo è stato riscontrato il ricordo d’alcuni brani provenienti dalla fanfara alpina presso in cui ha prestato servizio militare il maestro Giovan Battista Occhi. A questi vanno naturalmente aggiunti i brani obbligatori imposti dal regime fascista nel ventennio di dominio tra cui il più celebre “Giovinezza”.

Senza nessun documento né testimonianza di riferimento occorre entrare nel campo delle ipotesi. È noto che in zona in quel periodo viveva un compositore, Simone Salvetti, del quale sono stati recentemente ripresi alcuni brani; è possibile quindi che nel periodo della fondazione del Corpo musicale di Vezza d’Oglio ne possano essere stati eseguiti alcuni.

Più avanti, negli anni che precedono il secondo conflitto mondiale, fu chiamato a Vezza d’Oglio, come supporto del neo maestro Giovan Battista Occhi, il maestro Gregorio Buffi detto Gori. Egli era, oltre che un ottimo maestro, anche un eccellente compositore. Il fiore all’occhiello delle sue composizioni: “Fragore sui monticelli” ha fatto il giro di tutte le bande della zona e non solo. Anche la nostra banda lo eseguì, pare, in compagnia della banda di Edolo in epoca successiva alla seconda guerra mondiale. Il periodo fin qui descritto è quello dei manoscritti; raramente si poteva disporre di brani stampati è quando disponibili si trattava della sola partitura dalla quale, con il paziente aiuto dei maestri, ogni strumentista si ricavava la propria parte scrivendola di propria mano sul pentagramma.

La prima rivoluzione per quanto riguarda il repertorio avvenne con l’acquisto dei libretti stampati delle case editrici Paolo Vidale di Milano e Tito Belati di Perugia avvenuta nei primi anni ‘50. Il primo conteneva una lunga serie di marcette semplici: tanto per citare le più classiche si passava da “Marisa” a “Nicoletta” che rappresentava generalmente il punto di partenza degli allievi grazie alla sua semplicità, da “Santander” (la marcia preferita da molti) ad “Ali vittoriose”, dal noioso “Marmittone” a “Ferragosto” dalle terzine del trio di “Enza” a “Re di Puglia” e poi “Noccioletta”, “Mirabella”, “Autocentro” tanto faticosa quanto bella e divertente e “Sul ponticello” l’ultima ad uscire dal repertorio. Il secondo svariava di più come genere: era il libro delle classiche marce funebri da eseguire il Venerdì Santo “Addio per sempre” e “A mio Padre” nonché delle marce religiose “Corpus Domini” e “Beata Vergine” da eseguire il giorno della processione del Corpus Domini, fino all’inno nazionale; ma era anche il libro delle più impegnative marce sinfoniche “Roma”, “Napolitanella” e “Festa dei Fiori” senza tralasciare le tradizionali marce (meno semplici rispetto a quelle dell’altro libretto) come “Venezia”, “Marcellina”, “Fabrizia”, “Renatella”, “Dominio” e l’icona “Stella dei prati”.

I libretti di Belati e Vidale rappresentarono per circa un trentennio l’abbecedario della musica per banda; tutti i brani eseguiti ne facevano parte, le uniche eccezioni erano l’“inno degli Alpini” e “Costanza” una marcia tratta della colonna sonora del film “Addio alle armi”.

Il loro graduale abbandono iniziò, di fatto, negli anni ’80. In quel periodo si fece largo fra gli autori un nuovo modo di far conoscere i loro brani: quello di inviarli gratuitamente alle bande e recuperarne il ricavato dalla SIAE. Tra i nuovi autori ve ne fu uno che fece particolarmente colpo sull’allora maestro Occhi: Francesco Frigerio. Le sue marce, da “Per Angela” a “Gardenia blu” alla preferita dal maestro “Vivere”, tanto per citarne alcune, unitamente ad altre di diversi autori presero progressivamente il posto delle ormai strausate marce di Vidale e Belati. La marcia sinfonica continuò in ogni modo a farla da padrone, così il cavallo di battaglia di quel periodo diventò “Echi sul Liri” di Renato Sperduti. Questo bello e maestoso brano fece la sua comparsa a fine anni ’70 ma fu completato solo a metà anni ’80 dopo la separazione dalla Banda di Edolo prendendo il posto, tra i gradimenti del Maestro Occhi, della marcia sinfonica di punta: “Roma”.

Il totale rinnovamento che seguì l’insediamento del maestro Clemente Duni non risparmiò nemmeno la bella ma ormai strausata marcia sinfonica che uscì così dal repertorio a metà anni ’90. Si passò così in breve tempo ad un ammodernamento totale del repertorio accostando alle solite marce “formato librettabile” (molte delle quali introdotte in questo periodo) da eseguire durante le classiche manifestazioni, anche brani “formato concerto” composti da più pagine (quasi una novità per la nostra banda). Elencando alcuni brani introdotti durante questo periodo non ci si può dimenticare di “Legend of fort apache” e “First suite” primi due brani di un certo livello eseguiti in un concerto, di “A medieval suite” che tante risorse richiese nell’apprendimento e di “Air for Wind” molto piacevole da ascoltare e molto didattico poiché dedicato a migliorare l’intonazione della banda.

Il passaggio di consegne tra Clemente Duni e l’attuale maestro Vittorio Alberti non fu così rilevante poiché rappresentò la continuazione di un lavoro già iniziato. Così alcuni brani introdotti da Duni (come ad esempio “A medieval Suite”) furono ripresi anche dal neo maestro. Unica variante di peso furono le esecuzioni di brani per coro e banda (novità assoluta per la banda di Vezza d’Oglio): “In notte placida”, “Va pensiero” ed “Inno Nazionale”, risalenti al concerto di natale 2002 in collaborazione con il coro del “Gruppo folk Grano”.

Dell’epoca Alberti si potrebbe fare un lunghissimo elenco di brani: dagli arrangiamenti di musica pop italiana come “Supernomadi”, “The best of the Pooh”, “Eros Ramazzotti in concert” e la recentissima “Italo pop classics” agli arrangiamenti di musica straniera come i Beatles o Simon and Garfunkel; dagli arrangiamenti di musica country alle colonne sonore di Ennio Morricone; dagli originali per banda come “Serenata” che presentò al pubblico vezzese il neodiplomato in conservatorio Daniele Rizzi che la eseguì da solista durante il concerto di Natale del 2003, o come “petit suite pittoresque” che ci consentì di classificarci come banda di terza categoria nel 2005, fino alle recentissime “Klezmania” (la preferita dal maestro) e “Texas” allestita appositamente per il concerto del centenario; concludendo con i numerosi brani arrangiati dallo stesso maestro Alberti come “Girasoleggiando”, la gettonatissima “Amici miei” o “Flayvez” scritta appositamente per celebrare il gemellaggio tra i paesi di Vezza d’Oglio e Flayosc.

Tanti brani opportunamente scelti per far crescere tecnicamente la banda aumentando gradualmente il grado di difficoltà ma anche selezionati guardando con un occhio di riguardo a quelle che sono le esigenze del pubblico; tutto con un unico denominatore: mai eseguirli per più di due concerti consecutivi.


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